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Ma il cielo è sempre più blu

~ Una video-inchiesta sugli stereotipi di genere con i bambini della scuola primaria. E molti altri scritti che non c'entrano niente.

Ma il cielo è sempre più blu

Archivi tag: inchiesta

Benvenuti al sud!

29 venerdì Gen 2016

Posted by AlessaNDra in Uncategorized

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Tag

alessandra ghimenti, bambine, bambini, capaccio, documentario, genere, inchiesta, ma il cielo è sempre più blu, paestum, scuola, stereotipi

Finalmente il sud!
E’ online l’estratto dell’ultimo capitolo dell’inchiesta, quello girato ottobre 2013 a Capaccio capoluogo, un delizioso paesino arroccato sulla collinetta che divide il mare cilentano dai templi di Paestum.

E’ forse il documentario che mi ha spiazzato di più. I bambini e le bambine hanno dato risposte inaspettate, a volte interpretate con consumata sapienza attoriale, spesso divertentissime. Dalle loro parole s’intuiva spesso un sostrato di profondità, di vita, di esperienza, che non è comune in individui sotto gli 11 anni.

C’erano pochissime bambine nella scuola. In una classe particolarmente scalmanata ce n’erano soltanto tre. Entravano nell’aula dell’intervista con discrezione, seppur padrone dei loro passetti. Sguardo dritto, per niente intimidite, silenziose e riflessive. Un atteggiamento completamente diverso dai loro compagni, che entravano vergognosi e tornavano in classe ribaldi, millantando una pirateria che non avevano avuto nei 10′ precedenti. Parlai di questo con una delle tre bambine, prima dell’intervista:

– E’ che i miei compagni sono abituati ad esprimersi solo in gruppo. Da soli non sentono più la forza.

Otto anni, signora mia. Otto anni. Una responsabilità delle proprie emozioni e di quelle degli altri che io alla sua età me la sognavo.

 

Dell’ottenne pettinato come Buster Keaton ho già parlato. Quello che non ho detto è che ho faticato a mantenermi impassibile durante tutto il nostro dialogo. E al “da stramazzo” (vedi video sopra) sono esplosa a ridere. Non ce l’ho fatta, lo confesso. A fine intervista gli dico, sorridendo:

– Senti, forse tu non dovresti fare il dermatologo da grande. Tu dovresti fare l’attore.

Il giorno dopo mi becca nei corridoi. Lo saluto. Mi si avvicina e impastando l’aria con mano aperta mi dice:

– Ahè l’ho detto a mia madre eh?
– Che cosa?
– Quella cosa dell’attore.
– Ah. E che ha detto?
– Ha detto: “eh mo’ vediamo”.

Ce ne sono state tante di soddisfazioni durante la realizzazione di questo video. Dalla bidella che mi dava del voi e mi portava ossequiosa nella mia auletta, al dialogo con la preside che con sguardo vero, mi parlava delle sue speranze dei suoi dubbi delle fatiche e delle soddisfazioni. Dalla generosità della maestra Teresa Cafasso che mi ha accolto e accudito come pochi nella vita, all’ultimo pranzo a base di mozzarelline e pomodori guardando tutto il mare del golfo.

E ovviamente, nelle risposte di certi bambini e certe bambine. Il seienne che:

– Sai, anche mio padre tiene una telecamera come te, però la sua è una telecamera vera.
– Ah.
– E’ più grande. Però non tiene le zampe come la tua.

La tassonomia applicata all’attrezzatura. Come fai poi a chiamarlo cavalletto.
Quando avevo finito tutto, una docente mi prega di intervistare un bambino che non ha ancora portato la liberatoria. Mi dice che me la farà avere, ma che è importante che partecipi. All’inizio sono un po’ restia, poi cedo. Mi dicono che non è un bambino facile, è possibile che non risponda.
E invece la sua intervista è una delle più sorprendenti. Emergono riflessioni acute, inusuali, che nessuno aveva fatto prima di lui.

– Senti ma ho detto cose sceme?
– Ma vuoi scherzare?!? Sai che tu hai fatto delle osservazioni interessantissime a cui nessuno era arrivato prima.

Mi guarda spalancando gli occhi. Sorrisone:

– Davvero??? Allora posso dirlo in classe?

 

Il capitolo integrale dura 35′ ed è stato proiettato l’anno scorso a Capaccio, il 15 marzo, nell’incontro che le grandissime e infaticabili donne de Leartemidi, hanno organizzato proprio per parlare di genere, e di storie ad esso collegate. Con la loro caparbietà avevano ottenuto, dall’amministrazione un po’ dormiente, una sala grande, riscaldata che profumava di cannella, perché dopo la proiezione c’era uno spettacolo teatrale su Shéhérazade fra dune di lenzuola imbrunite dalla spezia ambrata.

La seconda proiezione è avvenuta a settembre, alla tenuta Lupò, sempre a Paestum nell’ambito della Convention Cinema Civile di Paestum, organizzato da Alberto Franco.

 

Ah! Un’ultima cosa. Un bambino (anzi due) uscendo dall’aula dell’intervista è rimasto perplesso. Gli chiedo come mai. Mi risponde che quest’intervista è difficile. Ci sono delle domande che non ha capito. Gli chiedo quali, se può spiegarmi ed aiutarmi a correggerle. Quello che ha risposto lo vedete alla fine dell’estratto…

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Così sono: se mi pare

10 lunedì Nov 2014

Posted by AlessaNDra in Uncategorized

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alessandra ghimenti, alessio miceli, assunta sarlo, bambine, bambini, convegno, così sono se mi pare, inchiesta, letizia lambertini, ma il cielo è sempre più blu, marina cosi, marina piazza, pari opportunità, parità, rita innocenti, sesto san giovanni, stereotipi di genere, usciamo dal silenzio

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Foto Marika De Sandoli

E’ stato interessante, bello, formativo, ricco, e divertente.
E’ stato faticosissimo.
E’ stato il quarto capitolo di “Ma il cielo è sempre più blu” realizzato a Sesto San Giovanni (Milano), periferia di città.
E’ stato girato a settembre e subito montato. 70 bambini e bambine, 5 ore di girato, 3 giorni di riprese, 1 microfono rotto, 2 versioni definitive, 100 dvd, 2 settimane per montarlo, 4 notti al pc, 1 progetto, infinite mail, il convegno.
“Così sono se mi pare. Oltre gli stereotipi, la sfida della parità.”
A Sesto San Giovanni, il 7 novembre, organizzato da Usciamo dal Silenzio, nello specifico da Assunta Sarlo, partner del progetto “Progettare la parita in Lombardia 2014”, a cui ha partecipato come capofila il Comune di Sesto, grazie all’interessamento di Rita Innocenti (persona splendida, politica fuori da comune..) Assessora alle Pari Opportunità.
La mattina è stata formativa.

Marina Piazza, ha posto l’attenzione sui nuovi stereotipi fluttuanti ma rigidi. La donna in azienda. Dallo stereotipo della carrierista impermeabile ai canoni di bellezza imposti, si pensi alle politiche Rosy Bindi o Tina Anselmi, siamo passati a Christine Lagarde, la donna inappuntabilmente curata che ogni mattina dedica un’ora al massaggio; particolare ambiguo che cela una trappola: per essere accettate nella società, per sfondare il tetto di cristallo, si deve coniugare l’intelligenza alla bellezza? Tacchi alti => alti obbiettivi? Per diventare soggetti le donne devono oggettivarsi? Il richiamo alla realtà impone la necessità dell’imperfezione.

Letizia Lambertini, antropologa, evidenzia l’assenza di lessico. Le parole non sono adeguate alla varietà dell’esperienza e dei pensieri. I bambini e le bambine che vivono in un contesto aperto, stimolati dalla quantità di variabili del reale, crescono più liberi e più libere. La condivisione delle esperienze, il racconto può sopperire a questa mancanza, fornendo strumenti anche nella scuola.

E’ quello che fa Alessio Miceli, Maschile Plurale, raccontandoci un confronto avuto con un suo studente. La sua soggettività di uomo, è utile come strumento per interpretare la sessualità, intrisa di virilità stereotipata, fruita dal ragazzo attraverso internet.

Marina Cosi, Gi.U.Li.A, disserta invece sulla necessità di un linguaggio che sgretoli l’idea del neutro maschile. La declinazione al femminile di certe professioni, avallata dal sacro bollo dell’Accademia della Crusca, introduce nell’interlocutore la consapevolezza di star usando uno stereotipo. Ministra, si dice. Avvocata si dice. E se qualcuno fa del purismo ricordiamoci che perfino Dante usa questi termini nella Commedia, riferendoli alla Madonna.

E per finire Assunta Sarlo, coordinatrice del convegno, introduce me e “Ma il cielo è sempre più blu” con una lettura dell’ultimo libro di Maria Perosino “Le scelte che non hai fatto”.

E poi nel pomeriggio l’assemblea dei bambini e della bambine, intervistati e non intervistati nel nuovo capitolo. A breve ne farò il consueto estratto da youtube. Anticipo solo due cose.

La prima.
Una delle risposte ricevute. L’ho sentita, l’ho trascritta, ma nella frenesia del montaggio è andata perduta. L’ho ricercata febbrilmente riascoltando tutte le 70 interviste, Niente. Persa, come lacrime nella pioggia.
Era di un bambino di 5° elementare.
– C’è differenza fra maschi e femmine?
– Sì. I maschi sono più attivi. Le femmine sono più tranquille. Poi è chiaro che se sbarcano gli alieni anche le femmine scappano.

La seconda.
Un commento a caldo di una bambina al convegno. Biondina timida, jeans, felpa rossa. Capelli corti su un fianco, e lunghi sul resto della testa.
– Ti è piaciuto questo documentario?
– Sì. Perché racconta le vite degli altri.

dvd x blog

Il dvd contenente solo questo 4° capitolo è distribuito dal Comune di Sesto San Giovanni, ed è a disposizione delle scuole che hanno aderito al progetto: gli istituti comprensivi “Giovanni Pascoli”, e “Martiri delle Libertà”.

Non c’è due senza tre

12 martedì Nov 2013

Posted by AlessaNDra in Uncategorized

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alessandra ghimenti, bambine, bambini, inchiesta, ma il cielo è sempre più blu, palazzolo, scuola, stereotipi di genere, terzo capitolo

Ci siamo.
E’ fatta.
Il terzo capitolo è pronto.
Giovedì 14 novembre uscirà ufficialmente da questo computer e sarà proiettato davanti ai suoi protagonisti: i bambini e le bambine della scuola primaria “San Rocco” di Palazzolo sull’Oglio, provincia di Brescia.
Il comune di Palazzolo organizza un ciclo di incontri a tema “Dalla parte dei bambini e delle bambine” alla biblioteca civica “Lanfranchi”, ed è lì che vi aspetto, alle 20.45. L’incontro sarà guidato da Giorgia Vezzoli, una delle persone senza le quali questo terzo capitolo non sarebbe nato.

dalla_parte_delle_bambine

E da qui parto a pioggia per rigraziare la preziosissima maestra Giovanna B., che mi ha scarrozzato, guidato, aiutato, e infuso un sacco di energia; la dirigente Cassarino che mi ha gentilmente ospitata, e Stefano V. grazie a cui è partito tutto. E poi tutti i bambini e le bambine che mi hanno accolto, che mi hanno fatto sorridere, che mi hanno scrutato con sospetto e curiosità, che pazientemente si sono prestati a rispondere tutte le domande, e che mi hanno intrattenuto durante un pranzo alla mensa più formativo di 40 briefings. E i loro genitori, che si sono fidati con tanta generosità, e la madre del bambino influenzato che l’ha portato a scuola solo per me durante l’intervallo! E poi tutti i maestri e le maestre, che hanno interrotto le loro lezioni per le mie interviste, e tutto il personale della scuola, il cui aiuto è sempre indispensabile. E per finire il comune, e tutta l’organizzazione di questo incontro.

Concludo con qualche anticipazione. Un assaggio delle risposte più imprevedibili ascoltate in questo terzo capitolo…

Bambino, 8 anni.
– Come ti vedi da grande?
– Riuscirò a prendere le cose in cima agli armadi.

Bambina, 7 anni.
– Ti piacerebbe essere un maschio?
– No.
– Perché?
– I maschi hanno sempre caldo.

Bambino, 6 anni.
– Come sono i maschi?
– Fumano.

Bambina, 9 anni.
– Perché ti piace essere femmina?
– Per come mi trattano i miei genitori.
– E come ti trattano i tuoi genitori?
– Con cura.

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Ma il cielo è sempre più blu – Estratti

1. Provincia di Lucca: 2. Milano centro: 3. Provincia di Brescia: 4. Milano periferia: 5. Provincia di Salerno:

Autrice

  • AlessaNDra

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